Le emozioni
Noi siamo fatti di emozioni. Noi tutti cerchiamo emozioni, sostanzialmente. È solo questione di trovare il modo di sperimentarle. Ayrton Senna
Scrivere di emozioni, pensare alle emozioni, studiare le emozioni è compito tra i più ardui. Le emozioni appartengono al corpo ed è lui che dovremmo ascoltare. È lui che ci ama più di ogni altro, più di quanto noi spesso “non ci amiamo”.
Cercherò di spiegare meglio cosa vuol dire vivere di emozioni ascoltando il corpo. Ho scelto un pensiero del grande campione A. Senna, potendo citare i grandi della psicologia e della ricerca scientifica, ma ho scelto quello che poi sarebbe tristemente entrato nella storia. Un uomo che ha dovuto allenare il suo corpo con amore perché questo lo conducesse alla realizzazione di ciò che si sentiva nato per fare. Ovviamente non siamo tutti Ayrton Senna, ma la maggior parte di noi è dotata di un patrimonio genetico ed un apparato fisiologico complesso che ci permettono di essere in vita e che funziona più o meno nello stesso modo.
Il ruolo dell’apparato nervoso nelle emozioni
Tutto l’apparato anatomico del nostro corpo funziona e viene gestito dalle dinamiche che interagiscono nel sistema nervoso. L’evoluzione dell’apparato nervoso (McLean: cervello trino, Teoria Polivagale di Porges) ci dice che a seconda delle esigenze del periodo storico che gli esseri viventi hanno attraversato il nostro cervello è “cresciuto”: McLean dice che si è passati dal cervello rettiliano, a quello antico-mammifero (limbico) a quello attuale neocorticale. Gli studiosi che hanno seguito l’approccio evoluzionista ci insegnano che le emozioni, in ogni fase, erano funzionali, servivano all’adattamento dell’essere vivente all’ambiente, funzionali alla sopravvivenza e quindi alla soddisfazione dei bisogni. Esempio straordinario e semplice può essere l’emozione della paura necessaria per scappare dal pericolo, o l’attrazione sessuale atta alla soddisfazione di un bisogno primario come quello sessuale.
Definire l’emozione
L’EMOZIONE è una reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo interno o esterno. La sua comparsa provoca un cambiamento a livello somatico, vegetativo e psichico (Frijda, 1986). Le reazioni fisiologiche ad una situazione emozionante investono le funzioni vegetative come la circolazione, la respirazione, la digestione ecc..
Solo da queste poche parole di definizione si può osservare, in maniera lampante, quanto il nostro corpo (apparato celebrale e sistema nervoso tutto incluso) sia coinvolto nel processo emotivo.
Oggi il ruolo delle emozioni viene riconosciuto come di mediazione tra l’individuo e l’ambiente e da Darwin in poi assumono un ruolo adattivo in linea evoluzionistica. A differenza del passato dove alle emozioni veniva attribuito un ruolo assolutamente dannoso e svantaggiante (Cartesio, prima metà del 1600).
I modelli teorici che si sono occupati dello studio delle emozioni hanno tutti cercato di attribuire dei primati, ora alla componente fisiologica (modello fisiologico: teoria periferica di James Inghilterra, 1884, e di Lange, 1885; teoria centrale di Cannon e Bard, USA, 1928; moderna teoria del marcatore somatico di A. Damasio) ora a quella cognitiva (teoria dell’intelligenza emotiva di Goleman, USA 1995, modelli di Sherer, 1984 sui sistemi di valutazione al fine della risposta emotiva), ora a quella espressivo-motoria (Darwin, 1872, Zayonc,1984) dell’emozione.
Il ruolo di tutte queste contrapposizioni appare oggi ridimensionato, poiché bisogna sottolineare che vi è un diverso rapporto tra aspetti cognitivi ed espressivo-motoria seconda delle caratteristiche dello stimolo che ha determinato la risposta emotiva e della natura stessa di quest’ultima.
La gerarchia delle emozioni
Quindi le emozioni vengono considerate come degli insiemi dinamici, costituiti da molteplici componenti, organizzati in una struttura gerarchica. Le componenti della risposta emotiva che delimitano le sue funzioni sono:
- la continua valutazione in termini cognitivi degli stimoli ambientali (componente cognitiva),
- l’attivazione del sistema nervoso centrale, del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino che si traduce in tensioni muscolari, modificazioni del battito cardiaco, sudorazione, salivazione, ecc. (componente fisiologica).
- Le emozioni si esprimono attraverso movimenti del volto e del corpo, o con differenti toni della voce e modificazioni dell’eloquio (componente espressivo-motoria).
- Predispongono, ancora, l’organismo ad agire, ad elaborare piani per realizzare determinati scopi e per soddisfare specifici bisogni (componente motivazionale).
- Consentono infine una riflessione soggettiva sull’esperienza e del vissuto emozionale, con l’attribuzione di nomi a specifici stati emotivi (componente soggettiva o dell’esperienza emozionale).
Quali sono le emozioni?
Per riuscire ad utilizzare un linguaggio convenzionale per tutti, gli studiosi hanno identificato 6 emozioni primarie: rabbia, paura, disgusto, sorpresa, tristezza, felicità. Vengono dette primarie poiché si manifestano nei periodi iniziali della vita, sono universali e transculturali.
In seguito, si sviluppano le emozioni più complesse come: invidia, amore, speranza, orgoglio, senso di colpa, gelosia, perdono, compassione, gratitudine ed altre che coinvolgono altri processi psicoemotivi complessi.
Che impatto hanno sulla tua salute?
Molte sono le evidenze scientifiche a sostegno della correlazione tra stato emotivo e salute (bibliografia in fondo). E su come le emozioni siano generate dal nostro corpo, cioè dal nostro Sistema Nervoso, e come esso stessa risponda alle emozioni ed infine su come le emozioni influiscano nel determinare e spesso alterare le altre funzioni mentali: il nostro pensiero, il nostro apprendimento, il nostro umore ad esempio.
Inoltre, esistono solide evidenze scientifiche dietro la correlazione tra l’esperienza emotiva e una serie di disturbi e condizioni di salute, dai disturbi cardiaci alla depressione, dall’obesità al dolore cronico.
Tra gli studi più famosi ed importanti a riguardo troviamo lo studio ACE (Adverse Childhood Experience): è una delle indagini più ampie mai condotte prima per valutare la correlazione tra i maltrattamenti subiti nell’infanzia e le condizioni di salute e di benessere dell’età adulta.
Vincent Felitti, durante il Congresso Mondiale di EMDR (Trattamento consigliato per psicotraumi) tenutosi a Austin (Texas) nel 2013, così ha descritto lo studio: “L’obiettivo è stato quello di fornire analisi precise sull’effetto delle esperienze traumatiche vissute nei primi anni di vita per quanto riguarda l’insorgenza di patologie sia fisiche che mentali, sui costi dell’assistenza sanitaria e sull’aspettativa di vita in età adulta. L’idea nacque nel 1985, a seguito dei risultati ottenuti da un programma di intervento di digiuno integrato che permetteva ai partecipanti affetti da grave obesità, di perdere una considerevole quantità di peso. I medici che si occupavano di questo progetto si accorsero che il più alto tasso di abbandoni del programma si riscontrava proprio tra le persone che ne stavano ricavando il maggior beneficio”.
Lo studio fu condotto su 17.000 partecipanti, dal 1995 al 1997 presso il consorzio Kaiser Permanente. Furono effettuati degli esami per valutare le condizioni di salute dei partecipanti. Ognuno di loro completò un questionario che conteneva domande su maltrattamenti nell’infanzia e eventuali disfunzioni familiari.
In seguito, questi dati vennero combinati ad un dettagliato rapporto sullo stato di salute.
I primi dati dello studio ACE che vennero pubblicati mostrarono la correlazione tra il punteggio ACE (“Adverse Childhood Experiences” (ACEs), poi tradotte in italiano come “Esperienze Sfavorevoli Infantili” (ESI) e molte delle principali cause di morte negli Stati Uniti. I maggiori fattori di rischio per queste cause di morte, come il fumo, l’abuso di alcol, l’obesità, l’inattività fisica, l’uso di droga, la promiscuità e i tentativi di suicidio, erano tutti correlati alle ACEs: rispetto a persone con un punteggio ACE di 0, quelli con un punteggio di 4 o più avevano 2 volte più probabilità di essere fumatori, ben 12 volte più probabilità di aver tentato il suicidio, 7 volte più probabilità di essere alcolizzati, e 10 volte più probabilità di essere utilizzatori di droghe da strada (Felitti et al. 1998).
Come disse Alice Miller nel titolo di un suo libro “Il corpo non mente mai”, anche se il problema emotivo si è sviluppato 50 anni prima.
A tal proposito invito alla lettura di un libro altro straordinario sul tema di Bessel Van Der Kork “Il corpo accusa il colpo” (ristampa 2019, Raffaello Cortina Editore).
Letteratura
- Stress, Telomeres, and Psychopathology: Toward a Deeper Understanding of a Triad of Early Aging Elissa S Epel, Aric A Prather 1
- Annu Rev Clin Psychol 2018 May 7;14:371-397. doi: 10.1146/annurev-clinpsy-032816- Epub 2018 Mar 1.
- La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione di Stephen Porges, 2014, Giovanni Fioriti Editore.
- Ader R., Cohen N., Bovbjerg D. (1982), Conditioned suppression of humoral immunity in the rat, Journal of Comparative and Physiological Psychology, 96, pp. 517-521. Ader R., Felten D.L., Cohen N. (1999), Psychoneuroimmunology, Academic Press, New York. Bateson G. (1976), Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano.
- Bateson G. (1984), Mente e natura, Adelphi, Milano. Ben-Eliyahu S. et al. (1999), Evidence that stress and surgical interventions promote tumor development by suppressing natural killer cell activity, International Journal of Cancer, 80, pp. 880-888.
- Mente, cervello e sistema immunitario, McGraw-Hill, Milano. Bottacioli F., Carosella A. (2003)
- Meditazione, psiche e cervello, Tecniche Nuove, Milano. Bottacioli F. (2005), Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red, Novara.
- Brittenden et al. (1996), Natural killers cells and cancer, Cancer, 77, pp. 1226- 1243. Chrousos G.P. (1995), The hypothalamic-pituitary-adrenal axis and immune mediated inflammation, New England Journal of Medicine, 332, pp. 1351-1362.
- Chrousos G.P., Gold P.W. (1992), The concepts of stress and stress system disorders. Overview of physical and behavioral homeostasis, Journal of American Medical Association, 267, pp. 1244-1252.
- Davidson R.J., Jackson D.C., Kalin N.H. (2000), Emotion, Plasticity, Context and Regulation: Perspectives from Affective Neuroscience, Psychological Bulletin, 126, pp. 890-906.
- Davidson R.J., Harrington A. (2002), Visions of Compassion: Western Scientists and Tibetan Buddhists Examine Human Nature, Oxford University Press, New York. Davidson R.J. et al. (2003), Alterations in Brain and Immune Function Produced by Mindfulness Meditation, Psychosomatic Medicine, 65, pp. 564-570.
- Irwin M. (2000), Depression and Immunity, in Ader R. et al., (a cura di), Psychoneuroimmunology, Academic Press, New York, pp. 383-398. Kelly G. (2004), La psicoterapia dei costrutti personali, Raffaello Cortina, Milano.
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